Turri - Sagra dello Zafferano di Sardegna DOP

Turri, 09020 (Medio Campidano)

dal 03/11/2024 al 10/11/2024

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Turri - Sagra dello Zafferano di Sardegna DOP

Turri - Sagra dello Zafferano di Sardegna DOP

La manifestazione nasce come Sagra dello Zafferano per permettere ai produttori locali di far conoscere e promuovere il prezioso prodotto. Nel tempo si evolve, grazie alla volontà di tre piccoli comuni (Turri, San Gavino Monreale e Villanovafranca), massimi produttori di zafferano in Sardegna e tra i primi nell’intera penisola, diventando Sagra dello Zafferano di Sardegna DOP.

Nel periodo della fioritura, intorno ai primi quindici giorni di novembre, il paese si tinge di viola attraverso una serie di eventi. Se ne risalta ogni proprietà organolettica con la preparazione di piatti a tema, un convegno, laboratori multisensoriali e attività per grandi e piccoli, la fiera mercato di prodotti agro alimentari e artigianali locali. Durante la manifestazione il centro storico comunale si apre ai visitatori che possono percorrere il centro storico entrando e visitando le pratzas private che per l’occasione si accolgono i visitatori.

La Sardegna è la principale regione d’Italia per coltivazione e produzione dello zafferano.

Il nucleo storico e produttivo è concentrato nei comuni di Turri, San Gavino Monreale, e Villanovafranca.
Le caratteristiche morfologiche e pedo climatiche di queste zone della Sardegna, unite a tradizionali tecniche di coltivazione e lavorazione tramandate di padre in figlio, consentono di ottenere un prodotto con peculiarità organolettiche e gustative uniche ed inconfondibili.

Lo zafferano prodotto in Sardegna ha un contenuto medio di crocina (l’elemento al quale è collegato il potere colorante dello zafferano), picrocrocina (l’elemento al quale sono riconducibili gli effetti euptetici ed il correttivo di sapore) e safranale (l’elemento al quale sono associate le proprietà aromatizzanti) notevolmente superiore alla norma. Queste caratteristiche hanno consentito allo zafferano prodotto nei territori di San Gavino, Turri e Villanovafranca di acquisire nel 2007 la Denominazione di Origine Protetta Zafferano di Sardegna.

L’origine dello zafferano è antichissima e si perde nella notte dei tempi. Si ritiene che in epoca ancora antecedente all'avvento della cerealicoltura, risalente alla preistoria, la coltivazione del Crocus sativus fosse già nota nell'area mediterranea. Il primo riferimento allo zafferano in Sardegna si ha nella iscrizione in latino dedicata da Cassio Filippo alla memoria della consorte defunta nel I secolo d.C., e incisa nella Grotta della Vipera a Cagliari "Dalle tue ceneri, o Pontilla, germoglino viole e gigli, e possa tu, così rivivere nelle foglie delle rose, dello zafferano profumato, dell’amaranto che non muore".

La coltivazione dello zafferano in Sardegna si dà per certa tra il VI e IX secolo, in ragione del largo consumo che ne facevano i monaci basiliani per motivi liturgici e come colorante tessile. Era uso coltivare gli orti nei pressi dei monasteri o nelle vicinanze delle case nobiliari e la sua utilizzazione si estendeva anche ad impieghi come quello aromatico e medicinale. Il primo documento che ne attesta la commercializzazione è il "Breve Portus Kallaretani", il regolamento del porto di Cagliari del 1318 nel quale sono contenute norme per l'esportazione degli stimmi. A partire dal 1535 nei registri del notaio Melchiorre De Silva si attestano atti di compravendita di orti coltivati a "Croci de saffra", ricevute dell'acquisto di stimmi e di merci pagate usando lo zafferano come moneta. Nell'opera dello storico Francesco Fara "Sardiniae Chorographiam" del 1580 si afferma che ai tempi in Sardegna abbondava un ottimo zafferano.

La storiografia sull’uso e le tradizioni dello zafferano in Sardegna ci portano a segnalare che solo in questa regione il lessico sullo zafferano utilizzato da generazioni e delle famiglie ha una sua specificità linguistica:, tzafaranu (zafferano), crini (le foglie dello zafferano, enas (i pistilli), grofu (il giorno di massima produzione dei fiori), cuguddau (agg. Riferito al fiore ancora chiuso nelle prime ore del mattino), fruconi (peduncolo biancastro che collega i tre pistilli; si elimina in fase di lavorazione in quanto non contiene gli elementi essenziali presenti nei pistilli).

In concreto questa spezia entra a pieno titolo nella cultura e nelle tradizioni del popolo sardo.

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