Villanovafranca

Villanovafranca, 09020 (Medio Campidano)

Il pittoresco borgo di Villanovafranca, con le sue case adagiate a quasi trecento metri d'altitudine, sorge in un paesaggio incantato, cullato dalle colline fertili e verdeggianti della Marmilla, attraversate dal maestoso Flumini Mannu. Il centro abitato, che con i suoi 1400 abitanti circa si avvolge con grazia intorno alla possente parrocchiale di San Lorenzo, è un crocevia di vita agricola, con il grano come sua anima, ma è anche rinomato per le coltivazioni di ulivi, viti, mandorli e, soprattutto, zafferano, un tesoro riconosciuto con l'apprezzato marchio DOP.

Antico borgo medievale immerso in un'atmosfera sospesa nel tempo

Villanovafranca - Museo Archeologico “Su Mulinu”

Il nome del paese, si dice, nasconda l'antico dono di franchigie, e la sua presenza è documentata sin dal 1219. Villanovafranca ha conosciuto epoche cruciali, ancorate alla memoria dei giudicati e ai domini aragonesi. In seguito, è diventato una baronia sotto il potere di Las Plassas e, infine, un feudo controllato dalla illustre casata Zapata, fino a guadagnare la sua indipendenza nel lontano 1839.
Queste terre sono un libro aperto sulla storia, punteggiate di siti archeologici che raccontano del passato. Questi luoghi erano frequentati sin dai tempi della preistoria, abitati in epoche puniche e romane. L'emblema di questo retaggio è indubbiamente il nuraghe su Mulinu, situato a meno di un chilometro dal paese, le cui radici affondano nel 1500 a.C. Questo complesso presenta varie strutture, tra cui i corridoi e le cupole finte. Il sito fu abbandonato intorno al IV secolo a.C., ma al suo interno custodisce un tesoro unico: un altare nuragico della prima Età del Ferro, una pietra scolpita con disegni verticali che raffigurano la dea Luna. Questi reperti archeologici sono ora esposti con amore e orgoglio nel Museo Archeologico “Su Mulinu”, situato in una delle piazze principali del paese, come un omaggio alla storia.
Non meno affascinanti sono le chiese di San Lorenzo e San Sebastiano. La prima è un gioiello cinquecentesco che racchiude in sé opere d'arte pittorica di inestimabile valore, tra cui un capolavoro di Giacomo Altomonte che ritrae la Vergine, i Santi e le anime del Purgatorio. Nella chiesa di San Sebastiano, invece, si erge la celebre statua del santo, una presenza che incanta il cuore di chiunque la contempli.
La festa più intensa risuona la terza domenica di maggio, ed è dedicata a sant'Isidoro, il patrono dei contadini. In questo giorno, il paese si trasforma in un mare di colori e profumi, con processioni di macchine agricole adornate con fiori e tappeti tradizionali che sfilano per le vie del centro, un'ode alla dedizione e al lavoro di chi fa prosperare questa terra.

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